sabato 29 maggio 2010

Ripartire dall'inizio

La musica sacra nelle missioni

119. In alcune regioni, specialmente nelle missioni, si trovano popoli con una propria tradizione musicale, la quale ha grande importanza nella loro vita religiosa e sociale. A questa musica si dia il dovuto riconoscimento e il posto conveniente tanto nell'educazione del senso religioso di quei popoli, quanto nell'adattare il culto alla loro indole, a norma degli articoli 39 e 40. Perciò, nella formazione musicale dei missionari si procuri diligentemente che, per quanto è possibile, essi siano in grado di promuovere la musica tradizionale di quei popoli, tanto nelle scuole, quanto nelle azioni sacre.

L'organo e gli strumenti musicali

120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.

Missione dei compositori

121. I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori « scholae cantorum », ma che convengano anche alle « scholae » minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche.


Il testo qui proposto proviene dalla "Sacrosanctum Conculium", la costituzione conciliare della riforma liturgica della Chiesa Cattolica Romana alla luce del Vaticano II.
La citazione prende le mosse da un riferimento alla musica nelle missioni. Perché? Perchè, a mio avviso, il nocciolo del problema musical-liturgico che investe il nostro tempo è qui esposto. Si dice, infatti, che in alcune regioni la tradizione musicale, per quanto possa aver accompagnato altre liturgie, è connaturata quasi al sentimento religioso e pertanto si consiglia, per meglio evangelizzare, il rispetto e la valorizzazione di questo patrimonio. Ora, se ciò vale per l'amerindio o il polinesiano, quale motivo vieta che il discorso possa applicarsi anche al nostro settore di mondo? Penso nessun motivo! Con questo, non voglio dire che bisogna continuare in perpetuo a cantare i canti d'un tempo, affermo solo che bisogna afferrarne il rapporto che essi avevano con la società. Solo così facendo potremo veramente fare musica sacra, altrimenti faremo solo musica in luoghi sacri.

Tanto è vero questo discorso che al punto successivo i Padri Conciliari affermano:"Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti". Anch'essi, dunque, erano del parere che il fine della musica è l'elevazione. Come possiamo mai elevarci se ascoltiamo una bella musica ritmata, un giro d'accordi da sballo, un pezzo che ricorda tanto quella canzone che si è ballato la sera prima? Non possiamo rifugiarci nella scusa della semplicità ("bisogna far le cose in modo semplice,vicino alla gente!). Non c'è nulla di male a offrire al proprio Dio la miglior preparazione musicale, le migliori pagine di musica; L'ostentazione di semplicità, che si colora quasi di ridicolo, soffoca il giusto monito all'austerità. Quello che manca da troppo tempo alle parrocchie cattoliche non è un coro di 45 elementi che canti tutta la polifonia Tardo-rinascimentale: quello che manca è gente che sappia leggere uno spartito e abbia voglia di fare altro all'infuori del Gen (Rosso o Verde), senza per questo dover impegnarsi nella "Missa Papae Marcelli" del da Palestrina.

"I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche". Così parlano i Padri Conciliari. Ma con il senno di poi possiamo ben dire che il concilio è rimasto inascoltato. Pochi sono i canti che risultano essere trasposizioni -magari leggermente ritoccate- di testi sacri. Quanti sono, invece, i canti che prendono dalle Scritture solo qualche parola (mare, amore, deserto, locusta, barca) per inserirla in un contesto assolutamente diverso, profondamente alterato!

Spero che la lettura di questo post possa far riflettere qualcuno, tanto da spingerlo a scrivere un commento. Anche le critiche vanno bene, l'importante è la partecipazione!

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